1.200 euro lordi mensili non sono una "sostanziale decurtazione"
Non può essere considerato un "adeguamento" alla media europea perché 14.400 euro l'anno in meno porterebbe l'indennità dagli attuali 144.000 euro a 130.000 .... sempre circa 25.000 euro l'anno in più rispetto al secondo paese nella classifica dei parlamentari più pagati.
La media matematica calcolata dalla proposta di legge popolare è attorno ai 70.000 euro annui e parliamo solo di stipendio, non di vitalizi, rimborsi, diarie o altro ... quelli al momento, per noi e per questo decreto, resterebbero invariati.
Ricordiamoci soltanto che i partiti a questo punto sono delle aziende che mirano ad acquisire quote di mercato, noi siamo il mercato e secondo le leggi del marketing le aziende, per acquisire quote di mercato devono soddisfare le esigenze dei consumatori, sostituiamo i valori e troviamo la formuletta. Contano solo i numeri ... ed i numeri siamo noi ...
Inoltre il giornalista Franco Bechis ci svela che:
“Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali dei parlamentari -scrive Bechis- che sono scattate dal primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perchè non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese).
La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga. Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento.”
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